Decadenza II

 Epilogo o intermezzo scritto per una versione di Atto di Fede risalente al periodo 2009-2010 circa. Il punto di vista narratore è un discepolo di Gaeda, che dopo essere tornata a Svaja era diventata precettrice.


Non credo che siamo noi a esserci allontanati troppo da Naheerjen; abbiamo già avuto la dimostrazione che non ci favorisce in alcun modo rispetto ai fedeli di altri culti. Non siamo noi ad esserci allontanati: lei non ci è mai stata vicina, le nostre preghiere non sono mai servite a migliorare le nostre storie. Naheerjen non è altro che il Tempo che scorre, disumano e indifferente alle pene umane come è ovvio che sia una divinità. Con un fardello come l’empatia per gli uomini sulle spalle, avrebbe mai potuto scrivere un’opera così grandiosa quale è la Storia?

     La mia missione è finita. Ho deciso di raggiungere la mia precettrice nei giardini di Lakisnaya, dove l’aria ha il profumo delle rose che crescono in cespugli spinosi sulle rive di Kaun Suha. Non credo che saremo mai in grado di accogliere la Luce di Valkaya, perché i versi del Vepujra Gotra sono tatuati sulle nostre anime, ma forse è arrivato il tempo di smetterla di porre dei confini alla fede, perché se una cosa è certa è che da questa guerra abbiamo ottenuto la libertà di essere nahiraavij ovunque vogliamo. Con la caduta dell’Alleanza è svanito il veto che marchiava chiunque mettesse piede su suolo agrate come un traditore, e per questo motivo io m’imbarco senza timore di aver commesso torto alcuno nei confronti della mia chiesa. Per la prima volta, possiamo andare incontro alla Luce senza doverci aggravare con le menzogne; se foste stati in grado di capirne prima la pericolosità, che grande risparmio di anime sarebbe stato… E questo non lo saprete mai; porto via con me l’ultimo brandello di una verità che non farà mai parte di alcuna storia, che morirà con noi. 

     È tempo che si riconosca che non è Naheerjen ad essere sovrana della Storia, questo titolo spetta all’amore che governa i cuori di noi mortali, che ci trascina nella gloria e nella rovina. Non accetterò la filosofia ipocrita di coloro che sostengono che Naheerjen sia amore, perché quelli tra i suoi adoratori che danno e ricevono amore non sono presi ad esempio da nessuno. Amare significa innanzitutto ascoltare, e in secondo luogo rispettare.

A Lakisnaya speriamo di trovare il sistema per far sì che le persone imparino ad ascoltarsi, che imparino a rispettare i sentimenti che muovono i meccanismi dell’anima, e che imparino a riconoscere il loro potere di inclinare le bilance. Nella politica, niente è disumano. Essa è la massima espressione delle debolezze umane in equilibrio con le rispettive virtù. Basta poco per distruggere un rapporto così effimero e volubile.